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> L'APPROFONDIMENTO

L'ANNO DELL'ERA FASCISTA SULLE AFFRANCATURE MECCANICHE


Sull'argomento è stato pubblicato un dettagliato articolo di Nino Barberis sul n. 84, marzo 2010, de "La voce del CIFR". Lo riprendiamo per riassumerne gli aspetti essenziali, dato che questo dettaglio costituisce un importante comparto di ricerca per tutti i cultori della meccanofilia classica italiana.

Stranamente, mentre negli annulli postali l'introduzione dell'anno dell'era fascista ha inizio poco dopo la metà degli anni '20, per le affrancature meccaniche, nate nel 1927, l'introduzione è avvenuta assai più tardi. Sarebbe bastato un semplice articolo nelle istruzioni sul funzionamento di questo servizio (redatte nel 1926) per partire col piede giusto fin dall'inizio: invece si è dovuto aspettare ben dieci anni, una enormità, considerati i galoppanti sforzi per "fascistizzare" tutta la vita nazionale.

Le prime rosse con l'indicazione dell'anno "E.F." subito dopo la data gregoriana sono della primavera del 1937. Per tutto quell'anno sono state pochissime le macchine così attrezzate; furono una minoranza nel 1938, la maggioranza nel 1939 mentre nel 1940 si può dire che la procedura era ormai generalizzata.

anno EF 2 anno EF 3

Si contano sulle dita di una mano le macchine che sono sfuggite alla fascistizzazione della data: una di queste apparteneva al "Corriere della Sera", che riuscì a superare indenne tutto il periodo bellico.

anno EF 4

L'interesse sull'argomento è dato dallo studio dell'atteggiamento assunto dagli utenti dopo il 25 luglio del 1943, rispondente alla più assoluta anarchia e indipendente dalla eliminazione dei fascetti nel punzone di stato (la così detta "scalpellatura"). Mentre quest'ultima era una manomissione abusiva e non autorizzata di una parte fissa della macchina, che non avrebbe dovuto essere accessibile ai singoli utenti, la soppressione dell'anno dell'E.F. veniva fatta con il semplice posizionamento nella zona neutra dei terminali del rocchetto datario. Ci fu quindi chi, emotivamente, soppresse subito la data E.F., salvo poi ripristinarla d'urgenza quando, al nord, subentrarono i "nuovi" fascisti, assai meno comprensivi di quelli di prima.

Si andò avanti così fino alla fine della guerra, con le soluzioni più estemporanee; ci sono anche vari casi nei quali l'indicazione dell'anno E.F. continuò anche dopo il termine delle ostilità.

Una parte curiosa della ricerca sta nella individuazione degli errori. Non pochi operatori dimenticavano che l'anno E.F. cominciava il 28 ottobre e non il 1° gennaio e quindi andavano avanti, a volte anche per lunghi periodi, con la data errata. È significativo che mentre le Poste bloccavano l'inoltro delle affrancature con la data gregoriana errata, richiedendo una correzione, non hanno mai dato importanza al fatto che l'anno E.F. fosse corretto o meno.

La ricerca degli errori nell'anno E.F. e delle anomalie nel suo utilizzo costituisce uno degli aspetti dell'approfondimento postale del periodo, già di per sé interessante per la relativa scarsezza di materiale oggi disponibile. Il numero dei collezionisti di rosse, all'epoca, doveva essere estremamente limitato e la quasi totalità del materiale affrancato meccanicamente è andato distrutto, in quanto i filatelisti si sono sempre preoccupati di salvare solo quanto era affrancato con francobolli.


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