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Buon 2023!

ultimo aggiornamento:
22 dicembre 2022

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IL PERCHÉ DEL NOSTRO SUCCESSO

L'AICAM ha compiuto 40 anni vita, non è associata alla Federazione fra le Società Filateliche Italiane (la meccanofilia non è compresa fra la specializzazioni filateliche previste dalla FIP), non è nel giro della filatelia ufficiale e quindi non ha una grande visibilità. Eppure, per numero di Soci, è la terza per importanza fra le Associazioni Filateliche nazionali. Una delle ragioni la fornisce Fabio Bonacina riferendo un suo colloquio con il Presidente dell'AICAM, Paolo Padova.

"All'interno del settore filatelico l'AICAM rappresenta una realtà di nicchia. Non esiste un mercato vero e proprio in quanto il valore economico del materiale è, in genere, assai limitato, addirittura "zero" per il materiale moderno ed attuale, tanto che in tutti gli incontri dell'AICAM è in programma una "riunione di scambi", nella quale ognuno porta del materiale che viene messo a libera disposizione di tutti ed ognuno può liberamente prelevare quello che vuole dal materiale recato dai Consoci. Se qualcuno trova un'affrancatura riguardante il calcio, e sa che sto lavorando su quell'argomento, me la tiene da parte, ed io faccio lo stesso per gli altri." Parole di Paolo Padova. "È partendo da questa base che si è generato un rapporto concatenato di collaborazione e di amicizia che fa dell'AICAM una associazione unica per quanto riguarda lo spirito societario, tanto che fra i Soci si parla di famiglia AICAM."

È sintomatico il fatto che quando un Socio, che non è mai stato presente prima ad un nostro incontro, ha occasione di stare con noi per la prima volta, ci ritorna, rimpiangendo di non averlo mai fatto prima. E questo spiega il perché dell'elevato numero di Soci presenti ad ogni nostro incontro, anche se non vi è esposizione a concorso o convegno commerciale.

Anche le Gentili Signore, da anni, si sono ritagliate un loro spazio: si è formato un affiatato gruppo –da noi scherzosamente chiamato delle "AICAM GIRLS"– che durante i nostri incontri si gestisce in maniera autonoma, mentre è presente in maniera compatta quando ci si ritrova a tavola o nei diversivi extra-filatelici che non mancano mai nei nostri programmi.

Gennaio 2022

 

I TIPI DI BIRRA E LE LORO CARATTERISTICHE

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DANILO BOGONI INTERVISTA PAOLO PADOVA

(da: ilpostalista.it)

Quarantun anni fa, nel mondo del collezionismo postale l'AICAM, Associazione italiana collezionisti di affrancature meccaniche, portò una ventata di aria nuova. Un'associazione nata palesemente controcorrente: niente competizioni a premi che inevitabilmente creano divisioni, ma amicizia, socialità, convivialità, cultura e mostre che aiutano ogni socio a crescere.

"Se la nostra Associazione, al di là delle inevitabili e dolorose perdite che la vita porta con sé, riesce a mantenere un significativo numero di soci aderenti — ammette con una punta d'orgoglio il presidente Paolo Padova —, questo lo dobbiamo a quel particolare spirito di amicizia e solidarietà con cui è stata improntata dal nostro fondatore, Nino Barberis, e che ci sforziamo di mantenere vivo come nostro peculiare elemento".

Il 3 e 4 settembre in quella che un tempo era la Ferriera di Rossiglione, l'AICAM ha festeggiato alla grande i propri quarant'anni. Meglio, i quarantun anni. Un ritardo sul calendario legato al Covid che l'anno scorso, quando la macchina organizzativa già aveva i motori che rombavano per la partenza trionfale, furono spenti in tutta fretta. Tenuti pronti per ripartire quando la situazione pandemica lo avesse permesso. Il tempo è venuto, così, per dirla con Paolo Padova al quale abbiamo posto alcune domande, il 2022 sarà ricordato come un anno "memorabile".

Anziché la fondazione considerate la vostra "nascita" il Congresso di Velate Milanese del 24 ottobre dove erano presenti 35 soci?

Durante il 1981 e parte del 1982 Nino Barberis e Dario Barbieri avevano fatto circolarer la notizia della volontà di riunire in associazione coloro che si interessavano di affrancature meccaniche, grazie anche ad annunci ed articoli apparsi su "Il Collezionista – Italia Filatelica", su "la Notte" a firma di Vincenzo Mento e su "Cronaca Filatelica" a firma di Giuseppe Sabelli Fioretti: furono raccolte 87 adesioni da tutta Italia. Di questi, malgrado le distanze (Bari, Roma, Ferrara, Firenze, Sestri Levante, Portogruaro e anche dalla Svizzera) il 24 ottobre 1982 ben 35 erano presenti a Velate, presso il Centro Culturale Velatese, per partecipare al "primo giorno" ufficiale dell'AICAM: in quella data venne fondata l'associazione e si tenne il primo congresso. Nel primo anno i soci diventarono 94.

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Paolo Padova, a sinistra, presidente Aicam. con Egidio Errani, già presidente Cifr

Com'è cambiata in questi 41 anni l'Aicam e i suoi soci, a parte l'età?

L'AICAM, come filosofia, è rimasta sempre la stessa: è rimasta immutata la grande voglia di ricerca. Teniamo presente che nel campo dei francobolli per ogni nazione esiste un solo emittente, è facile creare e aggiornare i cataloghi, che quindi si possono consultare e trovare tutto ciò che interessa ed è offerto dal mercato filatelico. Per le rosse non esistono, invece, cataloghi completi, ma solo repertori compilati dalla buona volontà di qualche collezionista. È quindi spesso una ricerca al buio, che obbliga a scartabellare tutto il materiale che troviamo, soprattutto quello più vecchio, alla ricerca di impronte che ci possono interessare. Immaginate quindi quale gioia si prova quando ci si imbatte in affrancature meccaniche sconosciute fino a quel momento! Il piacere della ricerca resta sempre vivo nei nostri soci, nonostante l'avanzamento medio dell'età, come ormai succede in tutte le associazioni filateliche.

Qual è l'imprint dell'Aicam?

Di imprint dobbiamo considerarne due: quello umano e quello collezionistico. Da sempre l'imprint umano dell'AICAM è stato quello di essere una "grande famiglia". In tutte le occasioni di incontro si è costantemente respirata l'aria dell'amicizia, della fraternità, della collaborazione. Le nostre "sedute scambi" sono una dimostrazione di questo spirito: in esse i soci mettono a disposizione il proprio materiale in eccedenza che può essere prelevato da tutti gli altri senza alcuna formalità. Inoltre è molto frequente che, mentre si rovista negli scatoloni, alcuni soci segnalino agli altri presenti materiale attinente ai loro interessi, visto che siamo tutti amici e conosciamo cosa colleziona ognuno.

Durante le nostre manifestazioni, in modo assolutamente spontaneo, sono nate anche le "AICAM GIRLS", che non sono altro che le nostre compagne che sempre sono con noi, perché anche loro si ritrovano molto volentieri per rinnovare incontri e conoscenze.

Oltre a questo, da alcuni anni, il programma delle manifestazioni comprende anche una parte turistica ed eno-gastronomica, relativa al territorio in cui ci troviamo.

L'imprint collezionistico è stato inizialmente soprattutto tematico. Successivamente a questo aspetto si è affiancato l'interesse per lo studio delle varie macchine affrancatrici e quello per la storia postale, con particolare riferimento alle tariffe dei diversi servizi offerti dalle Poste. Anche le nostre collezioni negli ultimi anni si sono evolute mutuando il concetto "open", già presente in altre branche filateliche: l'inserimento di cartoline, fotografie, manifesti e documenti d'epoca, erinnofili, santini, carte da gioco, ecc. ha permesso di introdurre quella nota di colore che le rende più attraenti per chi si avvicina per la prima volta alla nostra specializzazione.

E tutti questi aspetti, insieme, concorrono nella scelta, per noi vincente, di esporre le nostre collezioni senza alcuna competizione, ma solo per il puro piacere di mostrare agli amici un particolare argomento che ci ha interessati e come lo abbiamo svolto, evitando quindi invidie e dissapori.

L'Aicam è molto attiva nel settore delle pubblicazioni: il periodico Aicam News, l'anno scorso rinnovato, e poi tutta una serie di pubblicazioni.

Dall'anno scorso abbiamo ingrandito il formato ed aumentato il numero delle pagine del nostro trimestrale, e tutto ciò, pur in presenza di un aumento dei costi, senza modificare la quota sociale annuale. Le altre nostre pubblicazioni ad oggi sono 409 per un totale di oltre 20.000 pagine.

Quarantun anni fa le rosse erano usatissime per la spedizione della corrispondenza. Ora le si vede praticamente solo in Vaticano e a San Marino. Come mai questo fuggi fuggi dall'utilizzo delle rosse? Poste Italiane le hanno davvero bandite? Perché mai?

È vero che fino alla fine degli anni '90 del secolo scorso non c'era azienda od ufficio, anche di medie o piccole dimensioni, che non si fosse dotato di macchina affrancatrice postale. Il loro declino è dovuto a più fattori: lo sviluppo di internet e della posta elettronica (e-mail), che ha reso superfluo l'invio di documenti cartacei e contemporaneamente la crescita di società che offrono servizi di recapito e di postalizzazione in concorrenza con Poste Italiane. Non ultimo sono le stesse Poste Italiane che si offrono di rendere franca la corrispondenza, dietro modico compenso, presso i loro uffici (di tutti i livelli, dall'ufficio postale locale al centro provinciale, oppure al CMP regionale). Ma soprattutto Poste Italiane propende per l'affrancatura tramite contratti SMA (Senza Materiale Affrancatura): probabilmente l'80/90 % della corrispondenza attuale rientra in questa categoria. Ed è un vero peccato che aziende e enti pubblici non si rendano conto del valore che potrebbe avere una loro comunicazione "personalizzata" (rispetto all'anonimato di una etichetta SMA oppure di una affrancatura meccanica di un CMP), come invece continua ad avvenire in molti altri Paesi, in primis Francia, Germania, Olanda...

Anche le TP label che sembravano rappresentare il futuro sono state pensionate.

Un capitolo da esaminare a parte è il servizio agli sportelli degli uffici postali. A parte un esperimento con affrancatrice Anker nell'ufficio postale di Roma Centro nel 1927, in concomitanza con l'introduzione delle macchine affrancatrici postali private in Italia, la meccanizzazione degli sportelli postali per l'accettazione di raccomandate ed assicurate ebbe inizio solo nella prima metà degli anni cinquanta del secolo scorso; macchine meccaniche, elettriche o meno, che giunsero fino alla fine del secolo. Lo sviluppo tecnologico portò nel 1986 le Poste a sperimentare una prima affrancatrice elettronica fornita dalla Sysco, un centinaio di macchine che vennero installate in alcuni uffici postali del Lazio.

Nel 1998, in occasione dell'Esposizione filatelica ITALIA 98, venne presentata una nuova affrancatrice che sfruttava le possibilità offerte da un microcomputer, macchina costruita dalla EMS, la stessa azienda che aveva fornito le ultime affrancatrici meccaniche di cui erano dotati tutti gli uffici postali. Il non brillante esito di quest'ultimo esperimento e i continui sviluppi in campo informatico portarono infine, nel giugno del 2000, a sperimentare alcune macchine elettroniche di marca Zebra Technologies Corp. in pochi uffici a Milano e a Roma. L'esito soddisfacente di queste apparecchiature indusse alla scelta di questa tecnologia. Nel 2001 iniziò da parte della Tecnost Sistemi S.p.A. (gruppo Olivetti) la fornitura di ben 18000 macchine agli oltre 14000 uffici postali. Erano nate le TP Label, un sistema integrato per pesare ed emettere etichette attraverso una stampante collegata ad un computer. Successivamente queste apparecchiature furono fornite anche dalla SiPi. Tuttora in uso formano una branca particolare del collezionismo meccanofilo ed essendo oggetto di continui aggiornamenti, che i collezionisti chiamano "fasi" (finora ne sono state identificate una decina), sono in continua evoluzione.

Negli ultimi anni queste apparecchiature hanno cominciato ad essere sostituite da nuove macchine fornite dalla Pitney Bowes. Mentre le macchine affrancatrici da sportello erano nate per questo uso specifico, ma costruite da aziende che si interessavano d'altro, queste ultime sono vere e proprie affrancatrici meccaniche in uso anche presso gli utenti privati e lo si vede dal layout delle impronte.

A questo punto, cosa collezionate? State diventando, nel vostro ambito, storico postali abbandonando la scelta marcatamente tematica dell'inizio?

No, non stiamo abbandonando la scelta tematica: in mancanza di materiale nuovo italiano siamo obbligati anche a ricorrere a materiale straniero che ci permette di portare avanti le nostre tematiche. Ci siamo resi conto, d'altronde, che la parte storico postale della meccanofilia italiana meriti di essere studiata e divulgata maggiormente. Si tratterà di approfondire un campo ancora non del tutto esplorato e che ci sta offrendo e ci offrirà, anche in futuro, notevoli soddisfazioni, permettendoci di ampliare notevolmente le conoscenze sulle affrancature meccaniche.




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NUOVA TP LABEL?

La cortesia del Socio Mario Pozzati ci ha fatto pervenire questa immagine di una TP Label che si direbbe nuova. Ve la mostriamo sia con tutto il documento che "raddrizzata" e ingrandita per una migliore lettura.

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Mario Pozzati ha aggiunto: "Ho telefonato a Caserta e la signora che mi ha risposto ha capito subito quale era la macchina. Mi ha detto che era appena arrivata e che sono quelle nuove che stanno mandando adesso. Ho chiesto se si vedeva una marca, un costruttore o qualcos'altro, ma mi ha detto che vedeva solo una scritta con "custom", che secondo me non è la marca ma forse qualcosa relativo all'assistenza..." Vedremo se ci sono ulteriori notizie. Possiamo solo notare che le dimensioni sono maggiori delle precedenti TP Label e questo potrebbe essere per poter utilizzare le stesse etichette delle macchine da sportello "blu", e che la tariffa è a zero pur essendo una raccomandata poiché è spedita dalle Poste e le Poste non pagano. È servita solo per registrare la raccomandata. Buona caccia.

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L'UNIVERSAL 5: LA MACCHINA "PIÙ RARA" DELLA MECCANOFILIA CLASSICA ITALIANA

Nel 1927, anno di inizio del sistema di affrancatura meccanica in Italia, erano quattro le case costruttrici o importatrici autorizzate alla vendita: Francotyp, Hasler, SIMA e Universal, quest'ultima oggetto di queste note.

La "Universal 5" era un modello di macchina affrancatrice di costruzione inglese, del tipo a valori fissi, che veniva importata e commercializzata in Italia dalla Ditta De Giovanni di Milano.

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Rarissimo Specimen presentato dalla Universal inglese al Ministero delle Comunicazioni nel 1926. Il punzone norvegese dimostra che lo specimen è stato messo insieme di fortuna.

 

Il riconoscimento delle impronte di questo modello è abbastanza agevole anche per il collezionista neofita.

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Il punzone era quello classico del Regno d'Italia, con i suoi due fascetti laterali e con la virgola sistemata prima dei decimali. La macchina era corredata da cinque punzoni di stato (da qui deriva il suo nome) che venivano scelti dall'utente, secondo le tariffe postali da lui più utilizzate, tra i quindici disponibili. Questo punzone era comune agli altri due modelli di A.M. a valori fissi in uso a quei tempi nel nostro Paese: la SIMA 8 e la Hasler.
Il datario era del tipo a cerchio semplice, con il consueto asterisco stellare a cinque punte in basso, del diametro standard di 23 mm e la indicazione del mese in numeri romani il che rappresenta la caratteristica principale di riconoscimento di questa macchina: infatti solo la Hasler indicava il mese in numeri romani ma il cerchio era doppio.
Il nominativo dell'utente era posto, su tre o più righe, all'estremità sinistra dell'impronta ed era molto distanziato dal datario situato in posizione centrale. Ne derivava una impronta molto lunga, tra i 130 e i 140 mm, che, anche da sola, basterebbe a classificarla inequivocabilmente.

Come tutte le macchine a valori fissi anche la Universal 5 era in grado, con la manovra di due leve, di imprimere sia due impronte complete sulla corrispondenza sia di completare il valore di affrancatura necessario alla spedizione, applicando un secondo punzone di stato, senza il datario e il nominativo dell'utente, a fianco o sotto l'affrancatura precedente.

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Se, quindi, è abbastanza agevole riconoscere le impronte apposte dalla Universal 5, discorso di tutt'altro tipo è quello di riuscire a reperirle presso i canali di rifornimento che ogni meccanofilo ha a disposizione, tenuto conto del limitato numero di utenti e del breve periodo di utilizzo.

La storia della diffusione di questo modello in Italia appare molto strana. Nel primo elenco ufficiale italiano degli enti autorizzati a fare uso di macchine affrancatrici (vedi "Rivista delle Comunicazioni" N. XII del 15.6.1927) su un numero totale di 38 utenti ben 8 erano quelli che avevano optato per la Universal 5 che, in tal modo, occupava una fetta di mercato superiore al 20%.

Gli utenti in possesso di tale macchina nel 1927 erano:

  • a Firenze Credito Toscano
  • a Genova American Express Company
  • a Milano Banca Piccolo Credito Novarese
  • a Milano Confeder. Gen. Bancaria Fascista
  • a Napoli Soc. Gen. Conserve Alimentari Cirio
  • a Novara Banca Piccolo Credito Novarese
  • a Roma Ditta Marinelli Alvaro
  • a Siena Monte dei Paschi
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Il primo aggiornamento di questo elenco, al 1.5.1928, fa scendere paurosamente in termini percentuali la diffusione di questa affrancatrice fra gli utenti nazionali: su un totale di 180 la presenza della Universal 5 è limitata a soli 10 utilizzatori, vale a dire poco più del 5%!

In questo secondo elenco scompaiono la Banca del Piccolo Credito Novarese, sia a Milano che a Novara, e la Ditta Marinelli Alvaro a Roma, mentre l'American Express Company scompare da Genova per apparire a Roma. I nuovi utenti segnalati sono:

  • a Milano Giornale "Il Sole"
  • a Milano Mutuo Sindacato Nazion. Assicuraz. Infortuni
  • a Milano Consiglio Provinciale dell'Economia
  • a Milano Banco di Sicilia
  • a Roma Consorzio Italiano Banche Regionali
  • a Roma American Express Company
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Non risulta, invece, riportata su questo elenco la variazione, effettuata sull'unica Universal 5 installata a Firenze, della denominazione societaria da Credito Toscano a Banca Toscana.

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Nell'aggiornamento successivo del 1.7.1929 la diffusione di questo modello scende ancora in picchiata, nonostante venga segnalato un nuovo acquirente: la Banca di Calabria filiale di Napoli. Su 495 utenti solo 8 rimangono in possesso di questa affrancatrice.

In quest'ultimo elenco si può inoltre rilevare che due utenti, il Banco di Sicilia di Milano e la Soc. Cirio di Napoli, hanno sostituito la loro Universal 5 con una Francotyp modello A e tutto ciò fa pensare che probabilmente questa affrancatrice non si sia rivelata funzionale per le esigenze del mercato italiano, contrariamente al successo incontrato all'estero.

Infatti nel nuovo elenco del 31.1.1931 scompaiono tutte le macchine installate a Roma ed il concessionario milanese dell'Universal utilizza una affrancatrice di questo tipo con la denominazione ditta De Giovanni, forse nel tentativo di rilancio commerciale. In questo aggiornamento, però, sono riportate solo sei Universal 5!

Nel nuovo elenco del 1.6.1932 compaiono solo tre Universal 5: a Firenze la Banca Toscana, che rinunzierà nel 1936, a Milano il Consiglio Provinciale dell'Economia, che rimarrà in elenco fino al 1934, e il giornale "II Sole", che sarà l'ultimo ad alzare bandiera bianca nel 1940. A questi tre si aggiunge l'ultimo nuovo utente di questo modello, l'Associazione Tecnica Bancaria Italiana, la quale utilizzerà la sua macchina fino al 1934.

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Ad oggi non è stato possibile rintracciare le impronte di 6 delle 17 macchine Universal autorizzate: la caccia è aperta.


 
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